L’Italia è terra di sapori, odori, paesaggi e, naturalmente, vini. Una produzione tra le più apprezzate in tutto il mondo che vede al centro anche la tradizione di spumanti e prosecchi. Capace di dare, negli ultimi decenni, risalto all’eccellenza vinicola italiana arrivando a competere, e secondo alcuni persino a superare, quello che rimane il Paese per eccellenza nelle bollicine: la Francia.
In questo approfondimento vi portiamo alla scoperta del prosecco e dello spumante che, siamo sicuri, sapranno conquistarvi con il loro gusto originale e denso di atmosfere ed emozioni. Proprio come da tradizione nel vino Made in Italy.
La differenza tra prosecco e spumante
Prosecco e spumante sono spesso utilizzati come sinonimi, nel linguaggio comune. Pur presentando delle similitudini, vedono importanti peculiarità. La differenza tra spumante e prosecco, pertanto, sta nel fatto che mentre lo spumante italiano è semplicemente un vino che produce una spuma al momento dell’apertura, il prosecco italiano è un vino che è legato a un numero preciso di aree geografiche e presenta norme particolari per la vinificazione e l’etichettatura.
Questo significa che un vino prosecco italiano può anche appartenere alla categoria degli spumanti ma non necessariamente il contrario.
Le caratteristiche e tipologie del prosecco italiano
Per prosecco italiano si intende un vino che si ottiene dall’unione dei vitigni glera a cui possono essere aggiunte, per disciplinare, delle piccolissime quantità di vitigni autoctoni della zona.
La sua produzione è tipica ed esclusiva di alcune zone del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, dove la glera è il vitigno più diffuso. All’assaggio si percepiscono sentori di mela, pera e fiori bianchi, il tratto distintivo per eccellenza del prosecco.
La produzione del prosecco Italiano coinvolge, in Veneto, i comuni delle province di Venezia, Padova, Treviso, Belluno e Vicenza, mentre nel Friuli Venezia Giulia quelle di Trieste, Pordenone, Gorizia e Udine.
Il prosecco spumante è presente, a sua volta, secondo due tipologie: brut ed extra dry, che ne indica la diversa percentuale di zucchero. È infatti in base alla quantità di zucchero presente nel vino che lo spumante risulta più secco o più morbido: caratteristica che allo stesso tempo ne determina l’occasione di utilizzo. Vediamo insieme le differenze.
Quando si parla di spumante Brut si intende uno spumante secco con un residuo zuccherino inferiore ai 12 grammi per litro. La terminologia deriva dal francese che significa letteralmente “puro, grezzo” e viene utilizzata per definire uno spumante secco e non dolce. Il sapore è intenso e leggermente fruttato con una spiccata acidità, che lo rende ideale per accompagnare i pasti.
L’extra dry, a differenza del Brut ha un residuo zuccherino più alto che varia dai 12 ai 17 grammi per litro. Il nome può trarre in inganno, poiché significa secco e asciutto, ma in realtà è un tipo di prosecco morbido e dolce, ideale da degustare come aperitivo.
Cos’è lo spumante?
Il vino spumante si ottiene dalla prima o dalla seconda fermentazione alcolica di uve fresche, di mosto di uve o di vino, con una stappatura della bottiglia che presenta uno sviluppo di anidride carbonica ottenuto esclusivamente durante la fermentazione.
Diversamente dal prosecco, non ha una sua zona tipica di produzione e si trova prodotto in tutto lo Stivale e in Francia, in particolare nella regione dello Champagne, da cui ha origine il nome del celebre vino.
Lo spumante, per essere definito tale, deve presentare una temperatura di 20°C in recipienti chiusi; a questa procedura va aggiunta quella di sovrappressione con l’anidride carbonica presente in una soluzione non inferiore a 3 bar. Per il processo di spumantizzazione, invece, non è previsto alcun tempo minimo.
Il primo spumante italiano, detto inizialmente “champagne italiano”, è stato prodotto nel 1865 dai Fratelli Gancia insieme al Conte Augusto di Vistarino; fu lui a importare dalla Borgogna le barbatelle di Pinot Nero. Per la realizzazione di questo primo capolavoro vinicolo italiano, vennero eliminati i liqueur d’expedition aggiunti durante la lavorazione dai produttori francesi, con la conseguenza di ottenere un vino a base di moscato, di qualità superiore a quello d’Oltralpe e a costi minori.
Il metodo di spumantizzazione
La spumantizzazione viene ottenuta secondo due metodi: classico e Martinotti. Il metodo classico è detto anche metodo champenoise o tradizionale o di rifermentazione in bottiglia ed è quello più antico per la realizzazione degli spumanti. Si tratta di una tecnica lunga e delicata, con fasi che richiedono di essere eseguite a regola d’arte ed è tipica della tradizione francese, dove il processo di fermentazione viene realizzato direttamente in bottiglia.
Il metodo Martinotti, invece, è conosciuto anche con il nome di metodo Charmat come metodo delle rifermentazioni in autoclave ed è il sistema italiano, non a caso si trova impiegato anche nella produzione del prosecco. La fermentazione, in questa tecnica, non avviene in bottiglia ma direttamente in autoclave in condizioni isobariche.
Il miglior spumante italiano
Lo spumante dolce è diverso dallo spumante brut: il primo è, come dice la parola stessa, dal sapore dolce, il secondo è più secco.
E lo spumante millesimato? Rappresenta indubbiamente il miglior spumante italiano. La sua produzione, infatti, viene ottenuta a partire dalle uve di un’unica annata, con una percentuale di almeno l’85%. Il millesimo, indica, quindi, l’annata della vendemmia, non a caso deriva dal francese millésime che significa annata.
Tra le marche di spumante più rinomate troviamo lo spumante italiano Franciacorta, una zona della Lombardia non lontana da Milano rinomata per i suoi vitigni, e lo spumante Trentino, uno spumante italiano che per le sue caratteristiche organolettiche è capace di competere a pari livello con quelli francesi.
Il miglior prosecco italiano
Il prosecco, esattamente come lo spumante, può essere ottenuto anche nella versione del prosecco millesimato, una delle eccellenze vinicole Made in Italy.
Pertanto, il miglior prosecco italiano si conferma il Valdobbiadene Prosecco, realizzato a Conegliano Veneto a partire dal 1772 per mano di Francesco Maria Malvolti, il quale si è ispirato nientemeno che al creatore stesso del prosecco, ideato da Aureliano Acanti nel 1754. La prima Scuola Enologica d’Italia è stata fondata proprio a Conegliano nel 1876.
Il Prosecco Valdobbiadene Extra Dry si conferma, pertanto, costantemente ai vertici del gusto, secondo gli esperti e gli appassionati del prosecco italiano.
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