Dopo pochi mesi dal lancio del suo prodotto ormai diventato iconico, soprattutto nel bresciano, sua zona d’origine, ovvero il PIERO DRY GIN, assistiamo al lancio di un altro prodotto destinato a seguire la scia del suo predecessore, nonostante la particolarità di quest’ultimo.
Infatti questo nuovo prodotto si presenta in confronto al Piero Dry Gin come lo ying e lo yang, come il rovescio della medaglia.
Tanto trasversale uno, tanto selettivo l’altro.
La delicatezza del primo si contrappone alla decisione del secondo e anche l’occasione d’uso si presenta diversa: se uno è perfetto per tutto, soprattutto per un bel gin&tonic, quest’ultimo si presta meglio a preparazioni più elaborate, ai grandi classici, con una verve e un nerbo non da tutti.
Anche se non sono moltissimi i brand a vantare un Navy Strength nella loro produzione, questa categoria è stata ed è tutt’ora una grande nella categoria dei gin.
Il Navy Strength Gin ha origini antiche, lo si incontra da molto prima che fosse possibile misurare l’alcol in volume di una bevanda, e non è altro che un gin distillato secondo la metodologia dei London Dry, ma con una peculiarità in più: la gradazione. Infatti la gradazione minima per un gin di questa tipologia è di 57.1%.
Ma perché una gradazione così alta?
Ai tempi delle palle di cannone e dei moschetti sulle navi veniva trasportato tutto l’occorrente per gli scontri armati insieme alle provviste alimentari e alle botti di gin. Durante le intemperie e le turbolenze, non era insolito che le botti di gin si rompessero, e si sa, la polvere da sparo bagnata rappresentava una condanna a morte in battaglia. Così la Royal Navy si trovò a fronteggiare questo problema, sulle navi avrebbero trasportato solamente del gin che superasse la prova empirica dell’infuocamento. Dopo aver immerso alcuni granelli di polvere da sparo nel gin, si provava a dare loro fuoco. L’etichetta “Navy Strength” indicava lo spirito sicuro da trasportare sulle navi della Marina militare.
La classificazione Navy continuata fino al 1890 e tutt’oggi indica un distillato con grado alcolico superiore al 57,15%.
Perché il nostro Gianpiero ha voluto orientarsi proprio su questa tipologia di prodotto?
Perché gli incalliti consumatori di Gin Tonic sono arrivati ad un punto in cui i 42° di un gin tradizionale non li sentono più, in quanto le papille gustative si sono assuefatte all’intensità di certe botaniche, facendo poi molta fatica a percepirle.
Di conseguenza c’era bisogno di un prodotto che fosse forte e deciso, mirato a tutti i Gin Addicted che si sono trovati nella sua stessa situazione.
Per questo motivo l’aggressività del packaging rispecchia più che degnamente la decisione del prodotto presentato da Gianpiero.
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